I governi hanno dichiarato guerra a sigarette elettroniche e vaporizzatori, troppo amate dai ragazzini e pericolose per i polmoni.
L’India le ha completamente vietate e la Cina sta iniziando ad ostacolarle.
Anche negli Usa è partita una dura lotta.
Negli Stati Uniti, l’11 settembre Donald Trump ha annunciato l’intenzione di imporre un divieto in tutto il Paese della vendita di sigarette elettroniche “aromatizzate”.
Due Stati, il Michigan e New York, le hanno già fermate, la città di San Francisco ha vietato la vendita di sigarette elettroniche di ogni tipo.
Walmart, il colosso della grande distribuzione, ha deciso che smetterà di vendere sigarette elettroniche nei suoi negozi statunitensi in seguito alle enormi incertezze sui reali danni per la salute che la e-cigarette può causare.
“Date le crescenti incertezze che circondano la regolamentazione delle sigarette elettroniche a livello federale, statale e locale, smetteremo di vendere prodotti elettronici contenenti nicotina”, ha fatto sapere un portavoce.
Dietro a questa mobilitazione, ci sono le 7 morti confermate dovute a una non meglio specificata “vaping illness”, che hanno scosso l’opinione pubblica durante la scorsa estate.
Oltre ai decessi, si sono poi moltiplicati i casi di complicazioni respiratorie dovuti all’uso “non convenzionale” delle sigarette elettroniche: sono finite in ospedale, infatti, persone (anche molti ragazzini, da qui l’allarme) che hanno utilizzato prodotti di bassa qualità o inserito nei propri device liquidi diversi da quelli ufficiali.
Inoltre le tv Cbs, WarnerMedia e Viacom non accettano più la loro pubblicità.
Sigarette elettroniche nel resto del mondo
Mercoledì scorso con un decreto esecutivo l’India ha vietato la vendita di sigarette elettroniche in tutto il Paese, impedendo alle aziende all’accesso a un mercato popolato da 106 milioni di fumatori adulti: l’uso delle sigarette elettroniche, ha spiegato il ministro della Salute indiano, «ha raggiunto dimensioni epidemiche, soprattutto tra i giovani e i bambini». Thailandia e Cambogia le avevano bandite già dal 2014.
Il giorno prima del divieto indiano, Juul, la startup californiana leader del fumo elettronico in America, ha ammesso che la vendita dei suoi prodotti in Cina sui siti di ecommerce Alibaba, Jd e Tmall è stata interrotta senza una spiegazione a pochi giorni dal debutto.
Per com’è fatto il “mercato” cinese, è facile sospettare che anche questo blocco sia stato deciso dal governo.
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