SMETTERE DI FUMARE DI COLPO: LA STORIA DEL TABACCO

Per smettere di fumare di colpo non basta sapere che fumare abbrevia la vita e che vari studi hanno dimostrato che un uomo di 30 anni che fuma due pacchetti di sigarette al giorno ha una speranza di vita ridotta di circa otto annirispetto ad un suo coetaneo che non fuma.

Ma come nasce il tabacco e il vizio di fumare sigarette?

La storia del tabacco

La prima notizia riguardo alla pianta del tabacco risale al 1492, anno della scoperta delle Americhe. Fu proprio Cristoforo Colombo, infatti, ad annotare nel suo diario di viaggio della strana usanza degli indigeni americani di introdurre foglie di pianta arrotolata nel naso aspirandone il fumo. A quell’epoca l’uso del tabacco era diffuso quasi uniformemente in tutto il continente americano, sia come sostanza medica che come strumento di riti magico-religiosi, anche se conosciuto con nomi assai diversi dalle differenti popolazioni indigene.

La parola «tobaco» o «tabacas», riportata dai primi esploratori del continente americano, era in realtà un termine impiegato dagli indigeni per indicare non la pianta, bensì gli strumenti usati per fumarla. La coltivazione del tabacco è talmente antica da avere una propria storia archeologica: reperti rinvenuti in Perù ed in Messico hanno consentito di accertare che la pianta era già coltivata
intorno al 4000 a.C.

 LA STORIA DEL TABACCO

A partire dalla scoperta dell’America la diffusione del tabacco in Europa fu rapidissima. Il primo esemplare della pianta arrivò nel 1512 in Portogallo, da dove il tabacco iniziò a diffondersi nella seconda metà del ‘500 anche in Spagna ed in Francia, non solo come abitudine diffusa tra marinai e proletari delle città portuali, ma anche come erba medicinale.

La denominazione botanica della pianta (Nicotiana Tabacum), così come il nome del principio attivo contenuto nelle sue foglie (nicotina), furono coniati nel ‘700 dal naturalista svedese Carl Von Linné, il quale si ispirò al nome di Jean Nicot de Villemain, un ambasciatore francese presso la corte di Lisbona, che due secoli prima, nel 1570, recò in dono foglie di tabacco tritate a Caterina de’Medici (l’allora regina di Francia) come rimedio per la sua emicrania.

In Italia il tabacco fece la sua comparsa più o meno nella stessa epoca, ad opera del Cardinale Prospero di Santa Croce, a quel tempo Nunzio Pontificio a Lisbona, il quale provvide a far giungere i semi della pianta del tabacco alla Santa Sede. Affidata ai monaci di vari ordini religiosi, la pianta del tabacco iniziò dunque ad essere coltivata anzitutto negli orti botanici dei conventi locali.

E’ questo il motivo per cui la sua diffusione in Italia prese il via proprio dal Lazio. Per alcuni decenni in tutta Europa vennero attribuite al tabacco presunte proprietà curative per i più svariati generi di disturbi e malattie, e per questa ragione finì col divenire per un certo tempo dominio esclusivo dei farmacisti. Ma la successiva diffusione rapidissima del tabacco in Europa è dovuta, in realtà, al suo uso voluttuario.

A Londra ad esempio, dove la pianta arrivò per la prima volta nel 1565, già cinquant’anni dopo si contavano ben 7.000 commercianti di prodotti del tabacco. Se la diffusione del tabacco in Europa oggi può contare già cinque secoli di storia, la diffusione delle sigarette è invece assai più recente. Dall’epoca pre-colombiana fino al XIX secolo il tabacco è stato fumato sempre e soltanto nelle pipe o in forma di sigari, oltre che usato come foglia da masticare e polvere da annusare.

L’abitudine di fumare il tabacco avvolto in involucri di carta risala alla diffusione di massa agli inizi del Novecento, perchè in America si erano diffuse sempre più campagna sanitarie contro il tabacco da masticare ma anche per una questione di praticità. Nel 1880 fu inventata la prima macchina per il confezionamento automatico delle sigarette che permise di raggiungere livelli dei livelli di produzione di circa diecimila sigarette all’ora (contro le 240 precedenti).

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